Nelle grandi imprese il fenomeno dello Smart Working è ampiamente diffuso e il suo impatto è sempre più evidente e capillare. È quanto emerge da un recente convegno dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, organizzato per presentare un sondaggio svolto su un campione di 183 imprese con più di 250 addetti.
“La ricerca rivela come nel settore privato lo Smart Working sia un fenomeno inarrestabile - ha dichiarato Fiorella Crespi, direttore dell’Osservatorio - Nelle grandi imprese si nota una forte crescita, mentre invece stenta a decollare tra le PMI, in cui permane uno zoccolo duro di disinformazione e resistenza culturale”. Nel 2018 gli Smart Worker – quei lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, disponendo di strumenti digitali adatti a lavorare in mobilità – sono ormai 480mila, in crescita del 20%, e si ritengono più soddisfatti dei lavoratori tradizionali sia per l’organizzazione del lavoro (39% contro il 18%) che nelle relazioni con colleghi e superiori (40% contro il 23%).
Fra le motivazioni principali, per il 46% di loro c’è la possibilità di evitare lo stress durante gli spostamenti casa-ufficio, mentre il 43% nota un miglioramento del proprio equilibrio tra vita privata e professionale. Tra le conseguenze positive sulla propria attività lavorativa c’è anche l’aumento della qualità dei risultati prodotti (41%), della propria efficienza (38%) e della motivazione professionale (36%). Non manca la volontà di limitare l’impatto ambientale, ad esempio non inquinando durante il tragitto fra la casa e l’ufficio (33%).
Se guardiamo alle grandi imprese, oltre una su due (il 56% del campione) ha avviato progetti strutturati di Smart Working, adottando modelli di lavoro che introducono flessibilità di luogo, orario e promuovendo la responsabilizzazione sui risultati (erano il 36% un anno fa). A queste, bisogna aggiungere un ulteriore 2% che ha realizzato una qualche iniziativa informale e l’8% che prevede di introdurre progetti nel prossimo anno, per cui complessivamente circa due grandi aziende su tre stanno già sperimentando una qualche forma di Smart Working. Tra le PMI invece lo Smart Working risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017: l’8% ha progetti strutturati e il 16% informali. A differenza delle altre tipologie di organizzazioni però, è ancora elevato il numero di realtà che si dichiarano completamente disinteressate all’introduzione di questo nuovo modo di lavorare (38%).
Lo Smart Working in Maire Tecnimont
In occasione del convegno, sono stati assegnati gli “Smart Working Award” 2018. Il gruppo Maire Tecnimont - insieme ad A2A, Gruppo Hera e Intesa Sanpaolo - ha ottenuto il riconoscimento come azienda che si è distinta per capacità di innovare le modalità di lavoro in ottica di Lavoro Agile. La decisione di Maire Tecnimont di introdurre lo smart working, con il lancio del concorso di idee “BE ADAPTIVE! – Think Tank”, è nata proprio dalla consapevolezza di un processo irreversibile già in atto, che ha coinvolto da subito i propri dipendenti, veri protagonisti della trasformazione del modello di organizzazione del lavoro.
“Per un gruppo come Maire Tecnimont, che appartiene a un settore dell’industria tradizionale - ha dichiarato Pierroberto Folgiero, AD Maire Tecnimont - ripensare processi, spazi e comportamenti in chiave smart working è ancora più competitivo di quanto avviene nelle aziende digitali, ma rappresenta una nuova e più ampia opportunità di aggregazione e coinvolgimento per la comunità”.
“Personalmente, ho lavorato in smart working da sempre” ha detto Fabrizio Di Amato, Presidente Maire Tecnimont. “Oggi che la tecnologia lo consente, c’è la voglia di estendere questo approccio alla nostra organizzazione. Vogliamo essere pionieri e sfruttarne tutte le potenzialità: nella mia visione imprenditoriale, il rapporto con le persone è sempre stato fondamentale. Lavorare per risultati è il metodo per essere più responsabilizzati e nello stesso tempo per avere maggiore flessibilità nella gestione del tempo e del luogo di lavoro”.
Spiega Franco Ghiringhelli, SVP Human Resources, Organization and ICT del Gruppo: “In Maire Tecnimont gli smart worker possono lavorare dal luogo che considerano più efficace per la loro attività lavorativa e, in base a una programmazione concordata con il proprio responsabile, trascorrere in sede anche solo una giornata a settimana. Questo garantisce continuità nell’interazione, nel confronto e nella collaborazione con i colleghi, evitando così di perdere il contatto con l’organizzazione aziendale”.
Lo spazio MEETinG per il coworking
Per ridefinire il modello di lavoro, Maire Tecnimont ha ridisegnato spazi e tecnologie in un’ottica multimediale e polifunzionale. Anche la struttura del quartier generale milanese, all’interno delle Torri Garibaldi, si è adattata al cambiamento, partendo dal layout delle aree comuni (la mensa, la hall) e arrivando alle singole postazioni di lavoro. “Trasformare i nostri spazi – ha spiegato Di Amato – significa coinvolgere maggiormente la popolazione milanese. Per questo mettiamo a disposizione un luogo aperto al territorio, un hub di scambio, business e cultura. Siamo pronti a condividere la nostra esperienza, le nostre capacità e i nostri spazi con la città di Milano, contesto ideale per far crescere una nuova cultura del lavoro”.
“Lo spazio MEETinG è il nostro nuovo hub dedicato al coworking – ha concluso Folgiero – perché in un modello evoluto, anche il sistema di lavoro doveva innovarsi al passo con i tempi, facendo massimo affidamento sulla leva informatica e su una nuova filosofia di organizzazione del lavoro. Che non è un luogo dove andare la mattina, ma un risultato da raggiungere. Lo smart working aiuta le nostre persone a lavorare ‘nel posto giusto’, per ottenere i risultati attesi: sia esso un cantiere, una fabbrica di componenti presso un fornitore o una scrivania in uno spazio co-working. È un cambiamento culturale che prevede un ripensamento e un’ottimizzazione degli spazi: di fatto, un nuovo modo di operare”.