L’ingegneria è uno dei punti di forza del nostro Paese: ha contribuito e contribuisce all’innovazione della cultura civile e industriale italiana, in particolare l’ingegneria impiantistica, petrolifera e non solo.
La storia di un settore così all’avanguardia è costituita dall’intreccio di brand aziendali, oggi confluiti nel nostro Gruppo, e dai ricordi di alcuni testimoni dell’epoca.
Nata per garantire lo sviluppo della casa madre, in base ai più evoluti canoni di architettura e tecnologia industriale dell’epoca, Fiat Engineering sviluppa una cultura ingegneristica di eccellenza nel campo dell’impiantistica industriale. Diventata indipendente, la società diversifica poi il business nell’ambito dell’edilizia complessa, delle infrastrutture e delle centrali energetiche in Italia e all’estero. Per poi confluire nel Gruppo Maire Tecnimont con l’acquisizione del 2004. Grazie ai rapporti con alcune imprese italiane, inizia a svolgere il ruolo di EPC contractor per la realizzazione di impianti a ciclo combinato. Negli anni il know-how ingegneristico è cresciuto e si è esteso alle nuove tecnologie dell’energia, dell’ambiente e della geotecnica.
“Noi italiani siamo tra i migliori al mondo nella visione di sviluppo dell’ingegneria sul mercato” - spiega Carlo Masetti, in Tecnimont dal 1973. “La capacità strategica che ci contraddistingue - continua Masetti, oggi consulente del dipartimento tecnologico in Maire Tecnimont - prevede che le “intelligenze” si adattino allo spirito dei Paesi in cui operano, con l’idea concreta di dare un contributo per far crescere il territorio dove sorgerà l’impianto”.
Citare Tecnimont significa evocare la storica società di ingegneria milanese risalente alla Montecatini-Montedison, capace negli anni di affermarsi a livello internazionale nell’ingegneria chimica di trasformazione degli idrocarburi, con una leadership storica negli impianti di polietilene e polipropilene.
“Gli ingegneri italiani sono stati pionieri in tutto il mondo - spiega Dario Pirovano, in Montedison dal 1970, oggi consulente senior per lo Sviluppo Business in Maire Tecnimont - grazie alla capacità innata di adattarsi alle situazioni complesse e in evoluzione. Il genio italico si esprime nell’approccio specialistico al problema e nella straordinaria abilità di mediazione tra le parti. Ma anche nella flessibilità creativa che fa immaginare nei dettagli un progetto che ancora non c’è. Inoltre - conclude Pirovano - siamo i numeri uno nella managerialità che sa mettere a sistema tutto ciò che è parallelo all’esecuzione dell’impianto”.
Essere abili nel problem solving significa anche essere rapidi nell’individuare i vantaggi competitivi. Una qualità che non è mai mancata alla KTI (Kinetics Technology Int.), 35 anni di esperienza internazionale nel process engineering, poi acquisita da Technip Italia e nel 2010 confluita nel Gruppo Maire Tecnimont. Alfio Millacci - che ha “militato” nella storica CTIP, in Technipetrol (poi diventata Technip Italy) per poi approdare in KTI - conferma quanto detto in precedenza: “Gli ingegneri italiani hanno dimostrato ovunque un sapere fuori dall’ordinario. In particolare gli ingegneri petroliferi, vista la complessità degli impianti, sono ancora oggi riconosciuti come i migliori in assoluto nel gestire le variabilità che si incontrano nella realizzazione di un progetto”.
In KTI è cresciuto professionalmente ancheGaetano Iaquaniello, oggi vicepresidente Innovation Strategy KT, che dai primi anni Ottanta ha vissuto tutte le trasformazioni di un’azienda fortemente orientata alla progettazione e realizzazione di forni per l’industria petrolifera e petrolchimica. E che fin dalle origini inizia a sviluppare nuove tecnologie per raggiungere la leadership internazionale nei settori dell’idrogeno, dell’ammoniaca, del metanolo, dell’etilene, dello zolfo e dei forni industriali. “Il gruppo KTI - spiega Iaquaniello - era all'epoca strutturato in tre centri operativi tra Olanda, Italia e California. Tra i punti di forza, gli investimenti dedicati alla continua crescita professionale dei manager”.
Un patrimonio intangibile di risorse umane che nel tempo ha rappresentato un serbatoio di eccellenza, necessaria per sviluppare adaptiveness e superare così i diversi cambiamenti legati agli scenari di mercato. Una filosofia manageriale ante litteram, che ha anticipato i moderni criteri legati all’innovazione, allo sviluppo delle risorse umane internazionali e a uno stile di business che fa la differenza.
Chiude le testimonianze Sergio Paggi - attuale vicepresidente Research, Technology, Process e HSE di Maire Tecnimont - a sottolineare l’importanza di un Dna ingegneristico italiano che supera i confini dell’EPC contracting. “Continuiamo a essere accolti nel mondo come fra i più esperti nel problem solving tecnologico, nella capacità di visione che oltrepassa il perimetro del core business. Anche se oggi i più importanti centri di ricerca si sono spostati negli Stati Uniti, in Asia e Medio Oriente, gli ingegneri italiani continuano a veicolare la corretta cultura di flessibilità necessaria all’esecuzione di un progetto. Una filosofia che comincia fin dal rapporto con le Università, dove le aziende oggi più che mai cercano di intercettare “intelligenze” orientate al project management e alla sensibilità imprenditoriale”.
“Ai nostri giovani - riprendiamo in chiusura una frase di Carlo Masetti - dico sempre di scendere in campo, di sporcarsi le mani, di non pensare che tutto si risolva con la tecnologia e i computer. Certe intuizioni, certe idee geniali, vengono soltanto quando si va in cantiere, si parla con le persone, ci si contamina con le esperienze di tutti. Perché quella con clienti, partner, tecnici, fornitori è un'immensa partita a scacchi che anche in futuro andrà giocata dal vivo e con i piedi ben piantati sul terreno”.