Comprendere le differenze culturali è fondamentale per riuscire a instaurare solide relazioni interpersonali con i partner locali. Per la squadra di Maire Tecnimont, impegnata a ritmi sostenuti nella realizzazione dell’impianto russo di Amurski, l’interculturalità è un aspetto chiave per amalgamare al meglio un team eterogeneo, composto in prevalenza da russi, italiani e cinesi. L’esperienza di una multinazionale, che quotidianamente si confronta con ingegneri e tecnici di mezzo mondo, ci aiuta a capire che almeno tre quarti del pianeta pensa in modo assai differente da noi occidentali, abituati a ragionare e operare più in termini individuali che collettivi. Qualche micro-esempio? I manager russi preferiscono non stringere la mano sulla soglia di una sala riunioni perché è considerato di cattivo augurio. Nei meeting si parla in ordine gerarchico: prima il CEO, poi via via tutti gli altri. Evitate anche di togliervi la giacca durante le trattative: potrebbe risultare una mancanza di rispetto.
Citando Amurski, ci riferiamo al grande progetto nella regione dell’Amur (estremo oriente russo ai confini con la Cina), dove nei prossimi anni Maire Tecnimont, alla guida di un consorzio con la cinese Sinopec, realizzerà un impianto in grado di trattare il gas e instradarlo nelle pipeline dirette verso la Cina. Attività che rappresenta un vero e proprio salto dimensionale per il Gruppo: “I nostri colleghi impegnati in task-force – ha spiegato Carlo Nicolais, Responsabile relazioni istituzionali e comunicazione – sono anche testimoni di quanto in questi casi l’ingegneria sia una professione che fa sperimentare le diversità culturali, ridimensionando la presunta unicità dei valori occidentali rispetto al resto del mondo. Di questo si tiene conto nella vita quotidiana del progetto, adattando linguaggi e codici di comunicazione in un processo di interculturalità praticata sul campo”.
Alla task force di progetto prenderanno parte più di 900 ingegneri di differenti discipline, impegnati in 17 centri operativi distribuiti su 10 fusi orari, da Milano a Mumbai, da Mosca a Ningbo (Cina). Saranno coinvolti anche 12 istituti di design, da San Pietroburgo a Blagovenschensk e al sito di Svobodny. Elementi che fanno capire il livello di sfida affrontata dal management di Maire Tecnimont, impegnato ad Amurski con un progetto caratterizzato dai grandi numeri.
Oltre che per la sua dimensione economica (l’accordo da 3,9 miliardi di euro è il più grande nella storia del Gruppo), il progetto è importante anche per la sua localizzazione: la nostra società sarà l’unica italiana a operare in quell’angolo di Russia asiatica. “Siamo stati selezionati per la profonda conoscenza del mercato russo - ha spiegato il Presidente Fabrizio Di Amato - insieme alle capacità ingegneristiche e realizzative in aree complesse. Siamo percepiti come un’azienda internazionale con un forte radicamento locale”. Il contratto firmato con il gruppo Gazprom comprende infatti ingegneria di dettaglio, procurement, costruzione, pre-commissioning, e commissioning delle utilities, offsites e infrastrutture.
Ad Amurski, la vera novità è rappresentata dalle dimensioni del progetto e dai numeri che lo compongono. Dice Pierroberto Folgiero, AD del Gruppo: “L’impianto (il cui cantiere misura 850 ettari) sorgerà nei pressi della città di Svobodny, nella regione di Amur, e sarà il più grande complesso di trattamento gas al mondo con una capacità di 42 miliardi di metri cubi all’anno, che una volta estratto verrà utilizzato per produrre carburanti, fertilizzanti e materie plastiche”.
Superare difficoltà e pregiudizi
Tornando ai colleghi impegnati in task-force, va ricordato che in fase di costruzione dell’impianto, le circa sedicimila persone coinvolte popoleranno una sorta di città-campo con problematiche estreme in termini di logistica e approvvigionamento: le temperature in base alle stagioni possono oscillare da -40 gradi sottozero a +40 in estate. L’area è completamente circondata dalla tundra siberiana per migliaia di chilometri, Mosca è distante nove ore di volo e sei diversi fusi orari.
Spiega Maria Selli, project director di Maire Tecnimont per Amurski: “Il dietro le quinte di un’attività così complessa – come la costruzione di un impianto per il trattamento del gas, in estremo oriente, al confine con la Cina – mette le persone alla prova sotto l’aspetto climatico, geografico e linguistico. La differenza la fanno le soft-skills, la capacità di adattarsi senza essere passivi, reagendo ogni minuto alle novità repentine. Non sempre si riesce a dialogare in inglese, ma come dico spesso, questa commessa è un banco di prova fantastico: nonostante si corra a velocità supersoniche, una volta giunti al traguardo si apriranno per noi scenari importanti. E saremo molto più ricchi culturalmente e umanamente”.
Non è così immediato adattare i codici di comunicazione tra russi e occidentali. L’ex Unione Sovietica è un paese diviso fra tradizione e innovazione, tra una comunicazione formale e burocratica e il prepotente avvento dei social network. Molti non immaginano che dietro le quinte di un business con referenti est-europei si apre un mondo di relazioni interculturali. “La parola chiave è persistenza” conclude Maria Selli. “È utile infatti approdare in un altro Paese lasciandosi alle spalle i pregiudizi e gli stereotipi legati al nostro modo di pensare, alla nostra cultura di riferimento. Occorre conoscere a fondo le abitudini degli interlocutori e presentarsi al primo incontro con una particolare attenzione al proprio stile, con un’immagine sobria ed elegante e con puntualità, che per un russo è un segno di considerazione e di rispetto. Il linguaggio, il clima, il territorio da cui provieni, il contesto familiare e sociale, il cibo che mangiamo: sono tutti elementi che sorreggono le nostre convinzioni e che contribuiscono a formare la modalità di comunicazione per fare business a livello internazionale. Superando pregiudizi e difficoltà”.