Per cogliere appieno le opportunità rappresentate dalla transizione energetica e realizzare gli obiettivi del piano industriale, MAIRE ha operato uno specifico cambio di mentalità ridefinendo l'assetto organizzativo. Grazie alla nuova struttura di MAIRE – basata su due Business Units – sarà valorizzata al massimo la componente tecnologica intrinseca.
La popolazione globale continua a crescere e si prevede che raggiungerà i 10 miliardi entro il 2050: un dato che richiede la necessità di una prosperità equilibrata. Sullo sfondo, il riscaldamento globale è diventato una forza sempre più irreversibile con conseguenze che cambieranno la vita di ciascuno di noi. Se il mercato evolve con dinamiche complesse e interconnesse – da un tradizionale modello industriale basato sui combustibili fossili, a un nuovo modello a basse emissioni di carbonio – anche i sistemi economici (così come i processi che circondano la nostra vita quotidiana) devono forzatamente trasformarsi.
In un quadro che richiede azioni immediate e consapevoli, le aziende ricoprono quel ruolo centrale necessario a sbloccare una risposta globale più rapida e strategica rispetto al futuro. In questa scia, il Capital Markets Day 2023 è stata l'occasione per MAIRE di descrivere lo scenario nel quale è nato il nuovo piano strategico "Unbox the Future", un piano che ruota intorno al tema della transizione energetica e che ha coinvolto in maniera importante l'organizzazione aziendale.
«Per risolvere l'equazione complicata che abbiamo di fronte – ha spiegato Giovanni Sale, Corporate and Business Strategy Senior Vice President del gruppo – il mondo industriale sta sviluppando soluzioni rivoluzionarie che riguardano la sicurezza alimentare, la decarbonizzazione delle imprese, i nuovi vettori energetici e i materiali sostenibili come i polimeri, ottenuti attraverso un modello circolare in cui anche i rifiuti sono finalmente considerati una materia prima preziosa».
MAIRE ha infatti identificato quattro cluster che già fanno parte del core business di NextChem e che sono influenzati dalla trasformazione in atto richiesta dalla transizione energetica: parliamo dei fertilizzanti, dell'idrogeno e della circolarità del carbonio, dei biocombustibili e carburanti sintetici e infine delle materie plastiche sostenibili.
La sicurezza alimentare sta guidando un'intensificazione dell'agricoltura sostenibile, realizzabile attraverso fertilizzanti sostenibili a base di azoto. Spiega Giovanni Sale: «L'effetto combinato della necessità di raggiungere la sicurezza alimentare globale e la transizione energetica avrà un impatto diretto sul mercato dei fertilizzanti. Quelli a base di azoto cresceranno insieme alla domanda di soluzioni a basso tenore di carbonio, poiché le emissioni rappresenteranno un costo sempre più elevato e insostenibile. L'ammoniaca inoltre, insieme all'uso attuale come fertilizzante, sperimenterà un aumento della domanda su nuovi fronti, specialmente come combustibile marittimo: è infatti un vettore energetico ben riconosciuto. Possiamo dire che entro il 2050 questi nuovi usi cresceranno rapidamente e supereranno i volumi di utilizzo attuali: l'ammoniaca a base fossile sarà sempre più sostituita da ammoniaca verde e blu, prodotta rispettivamente con idrogeno verde e idrogeno blu ottenuto attraverso la cattura di CO2».
L'idrogeno, appunto. Attualmente ogni anno vengono prodotte circa 80 milioni di tonnellate di idrogeno principalmente da risorse fossili, utilizzate in prevalenza per produrre ammoniaca, metanolo e per favorire l'idro-trattamento degli idrocarburi nei processi di raffinazione. Oltre a essere un vettore energetico, l'idrogeno è un elemento critico per facilitare la decarbonizzazione delle cosiddette industrie "hard-to-abate", in settori come il cemento, l'acciaio e la chimica. Contemporaneamente è l'elemento fondamentale per la circolarizzazione della CO2 attraverso la produzione di nuovi prodotti chimici e combustibili sostenibili. «Entro il 2040 – aggiunge Giovanni Sale – oltre l'80% verrà coperto da idrogeno verde e blu, dando luogo a una spesa di capitale di 13 trilioni di dollari entro il 2050. Tuttavia, questa tecnologia ha ancora un'enorme potenzialità inesplorata, considerando il suo ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi climatici. I progetti di cattura e stoccaggio di carbonio stanno esplodendo e raggiungeranno più di 800 milioni di tonnellate di cattura di CO2 nel 2030».
Per decarbonizzare il settore dei trasporti, MAIRE prevede una crescita significativa del metanolo e dei combustibili sostenibili per l'aviazione (Sustainable Aviation Fuels), ottenibili dagli scarti agroalimentari o dai processi chimici che combinano la CO2 all'idrogeno. In base a nuove strategie definite da Unione Europea e Stati Uniti, si prevede che i SAF decarbonizzeranno oltre il 50% dei rifornimenti aerei entro il 2050. Contemporaneamente, nel trasporto marittimo il metanolo prodotto da materie prime sostenibili e rinnovabili emergerà come la principale alternativa per sostenere la decarbonizzazione.
Il quarto cluster trattato ha a che fare con i materiali sostenibili e biodegradabili per trovare un'armonia tra crescita economica e rispetto dell'ambiente. Nei Paesi a maggior sviluppo, una crescente consapevolezza dei consumatori sta spingendo verso un uso più sostenibile delle plastiche. Di conseguenza, le plastiche bio-based, biodegradabili e riciclate cresceranno sempre più importanti, supportate anche da innovazioni tecnologiche che consentono ai prodotti finali di soddisfare i requisiti tecnici e di essere più facilmente riciclabili. MAIRE, che ha una posizione di leadership nella produzione di poliolefine, intende lavorare anche sull'upcycling delle plastiche, sul riciclo chimico dei polimeri e sulla produzione di materiali compostabili.
Un approccio integrato che poggia su cinque pilastri
Se consideriamo la transizione energetica come un grande progetto a livello globale – tutti i Paesi della Terra ne sono in misura diversa coinvolti – capiremo meglio perché nei cinque continenti esistano già opportunità di mercato, finanziamenti e impegni pubblici ambiziosi relativi a questa fase epocale per il nostro pianeta. Sono già due i trilioni di euro di finanziamenti pubblici allocati in tutto il mondo, con una stima di quattro trilioni da investire ogni anno per raggiungere gli scenari stimati durante la COP 27. «Il paradigma di ieri non è più valido – ha spiegato durante l'evento Giovanni Sale – perché questa massiccia disponibilità di finanziamenti ha bisogno di approdare alla fase di implementazione. Il mercato ora richiede un nuovo approccio integrato su cinque pilastri chiave. Innanzitutto i partner che guidano la complessità della transizione energetica devono essere credibili e competenti, con una leadership tecnologica capace di aprire la strada ed essere da esempio per l'intera filiera industriale. Gli attori in gioco devono poter disporre di un portafoglio completo di soluzioni e di diverse tecnologie per rendere concreta la transizione energetica dal punto di vista tecnico ed economico. In terza battuta, le imprese innovative devono farsi carico di un atteggiamento lungimirante che produca soluzioni rivoluzionarie, implementabili di anno in anno. C'è poi quella che noi ingegneri definiamo la "messa a terra": vista la complessità dei progetti e dei contesti internazionali, è indispensabile che i protagonisti della transizione possiedano l'esperienza e la capacità di applicare le soluzioni tecnologiche. È fondamentale infine che i manager delle imprese leader sappiano coinvolgere una gamma più ampia di stakeholder: non è più sufficiente saper gestire la tradizionale catena del valore EPC, oggi occorre la capacità di saper guidare un ecosistema più allargato per organizzare finanziamenti, interagire con istituzioni ed enti locali e creare partnership aggiuntive».
Dal canto suo MAIRE è sempre stata attrezzata per offrire un approccio integrato, anticipando le esigenze dei clienti, fornendo soluzioni ingegneristiche innovative e applicandole all'esecuzione di progetti complessi. Su questo è intervenuto il CEO Alessandro Bernini che ha spiegato come MAIRE sia capace di navigare negli ecosistemi degli stakeholder, supportandoli nel loro processo decisionale. «Grazie alla nostra esperienza nel settore, comprendiamo le loro differenze in base all'area geografica, all'agenda normativa, alle risorse disponibili o all'attenzione tecnologica. Per tutti loro, personalizziamo e integriamo le offerte per fornire le soluzioni migliori e più efficienti. Distribuiamo inoltre le nostre competenze distintive lungo tutta la catena del valore estesa, oltre alle tradizionali fasi di "Design– bid–build", anche grazie alle nostre capacità di sviluppo del progetto e alla forza della nostra digitalizzazione nell'ottimizzare i processi».
Unbox the Future, un piano che ruota intorno al tema della transizione energetica e che ha coinvolto in maniera importante l'organizzazione aziendale.
La nuova struttura con due Business Unit
Per guidare la messa a terra delle opportunità rappresentate dalla transizione energetica e realizzare gli obiettivi del piano industriale, MAIRE ha operato uno specifico cambio di mentalità ridefinendo l'assetto organizzativo. Un percorso di grande rinnovamento che ha portato a due business unit, piattaforme complementari che permetteranno una maggiore generazione di valore a livello trasversale. La componente relativa alla capacità esecutiva (il patrimonio di Tecnimont e di KT) confluisce nella divisione Integrated Engineering & Construction Solutions – da cui ci si attende un EBITDA in crescita di due-tre volte e un margine del 5-6% – mentre la componente legata al patrimonio di soluzioni tecnologiche confluisce in Sustainable Technology Solutions, con un tasso annuo di crescita compreso tra il 18 e il 20% e i margini dell'EBITDA in aumento dal 20 al 25%.
«La business unit Sustainable Technology Solutions – ha spiegato Alessandro Bernini – che per la natura delle sue attività sarà caratterizzata da minori volumi ma da una maggiore redditività, raccoglierà le attività ad alto valore aggiunto svolte dal Gruppo: dalle licenze tecnologiche alla progettazione dei processi e ai servizi di ingegneria, dalle apparecchiature proprietarie alla digitalizzazione e alle soluzioni speciali selezionate. Possiamo affermare che questa divisione è la "Casa delle soluzioni nella transizione energetica" progettata per abilitare processi innovativi e sostenibili, sfruttando il nostro consolidato know-how nelle tecnologie di cattura dell'idrogeno e del carbonio, dando nuova vita ai rifiuti e creando nuovi processi da materie prime non fossili».
Il CEO di MAIRE è passato poi a descrivere Integrated E&C Solutions, che è invece la "Casa per impianti complessi" progettata per fornire l'accesso alle ultime tecnologie, in grado di svolgere tutte le attività di un fornitore di servizi energetici, tra cui Feed, Engineering, Procurement e Construction, nonché la riqualificazione e il revamping di asset esistenti. «Questa business unit – ha detto il CEO – godrà di maggiori volumi e di una redditività in linea con questo tipo di attività. Attraverso l'integrazione del nostro know-how specializzato e della competenza ingegneristica di livello mondiale, continueremo a fornire impianti tecnologicamente avanzati e a prova di futuro. La nuova struttura – che stimolerà la crescita del nostro business tecnologico – posizionerà MAIRE in un settore diverso, con attori più orientati alla tecnologia e fornitori di servizi ad alto valore aggiunto».
In un simile assetto, è in via di potenziamento anche la funzione Project Development, nata qualche anno fa e già implementata in progetti specifici in giro per il mondo. «Project Development – ha spiegato Bernini – rappresenta il grande "enabler" di MAIRE, una struttura funzionale per entrambe le business unit che comprende l'insieme delle attività svolte dal Gruppo per avviare il motore di quei progetti che altrimenti rimarrebbero ai blocchi di partenza. È un'importante attività a supporto dei progetti di transizione energetica, è il carburante che può avviare il motore partendo da una fase di co-sviluppo e partnership. Mentre dal punto di vista industriale ci assicuriamo contratti a lungo termine per materie prime. Dal punto di vista finanziario coordiniamo la struttura patrimoniale più idonea, attraendo investitori industriali e sponsor finanziari nonché coordinando le richieste di finanziamenti pubblici».
Global technology leader nella transizione energetica
Grazie alla nuova struttura di MAIRE – basata su due Business Unit – sarà valorizzata al massimo la componente tecnologica intrinseca. Diventa dunque più chiaro per i diversi stakeholder di MAIRE il nuovo modello di business, dove Tech ed EPC lavorano in simbiosi ma possono anche vivere indipendentemente. Se finora – come ha detto il CEO – la tecnologia è rimasta "nascosta" dal business dell'esecuzione (e dunque il mercato non è stato in grado di valutarla adeguatamente), ora il gruppo presieduto da Fabrizio Di Amato, potenziando il lato tecnologico e le sue prospettive di crescita, potrà massimizzare il proprio valore complessivo e sfruttare il potenziale di ogni linea di business. «L'obiettivo – ha concluso il presidente Di Amato – è giocare il ruolo di global technology leader nella transizione energetica, puntando da una parte sulle soluzioni tecnologiche sostenibili e dall'altra sulla storica capacità ingegneristica e di costruzioni».
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