La transizione energetica sta ridefinendo le priorità globali, coinvolgendo non solo i Paesi industrializzati, ma anche le economie tradizionalmente dipendenti dai combustibili fossili. Questo è il principale messaggio emerso dalla seconda edizione della ricerca "Climate goals. Winning the challenge of climate goals through the creation of skills and competences worldwide. Addendum 1: focus Azerbaijan – Kazakhstan", promossa dalla Fondazione MAIRE - ETS e condotta da IPSOS. Lo studio, presentato durante la COP29 a Baku da Ilaria Catastini, Direttore Generale della Fondazione MAIRE - ETS, rappresenta il primo addendum della ricerca divulgata lo scorso anno e si concentra su Azerbaigian e Kazakistan, due realtà chiave per comprendere come la transizione energetica possa portare consapevolezza e opportunità anche in contesti a economia fossile. L'indagine è arrivata a coprire 12 Paesi su 4 continenti, con un totale di oltre 2.000 soggetti intervistati.
Cresce la consapevolezza globale sulla transizione energetica
I dati dello studio confermano un livello alto di consapevolezza dell'importanza della transizione energetica, nei Paesi analizzati.
Tra gli intervistati in Azerbaigian, il 96% ha dichiarato di conoscere il concetto di transizione energetica, con il 43% che ha riferito di averne "molta familiarità," superando persino Paesi come la Cina. In Kazakistan, il livello di consapevolezza è leggermente inferiore, ma comunque alto (93%), segnalando una crescente sensibilità verso i temi ambientali.
L'urgenza di agire, una priorità condivisa
La transizione energetica è considerata una priorità dal 55% degli intervistati in Azerbaigian e dal 39% in Kazakistan, numeri che si avvicinano a quelli europei. Ancora più significativo è il fatto che il 64% degli intervistati azeri e il 53% di quelli kazaki la ritenga cruciale per combattere il cambiamento climatico, superando le percentuali registrate in Paesi come Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Cina. Questi dati evidenziano come anche economie tradizionalmente dipendenti dai combustibili fossili stiano iniziando a percepire i benefici ambientali, economici e sociali della transizione verso un futuro sostenibile.
Formazione e competenze: le chiavi per il cambiamento
Uno degli aspetti più interessanti dello studio riguarda la necessità di investire nella formazione e nello sviluppo di competenze. Oltre l'80% degli intervistati in Azerbaigian e Kazakistan ha sottolineato l'importanza di aggiornare le competenze per affrontare le sfide della transizione energetica. In particolare, in Azerbaigian l'attenzione è rivolta allo sviluppo di competenze legate all'energia solare, eolica e ad altre fonti rinnovabili, fondamentali per diversificare un'economia ancora fortemente dipendente dal petrolio e dal gas. In Kazakistan, invece, il focus è sull'analisi dell'impatto ambientale e sulle capacità di pensiero critico, considerate essenziali dal 68% degli intervistati.
Opportunità economiche e sfide sociali
I costi iniziali della transizione energetica sono riconosciuti come una sfida significativa: il 57% degli intervistati in Kazakistan e il 31% in Azerbaigian ritiene che i costi a breve termine supereranno i benefici. Tuttavia, la percezione del valore a lungo termine resta alta. La transizione è vista non solo come una risposta alla crisi climatica, ma anche come un'opportunità per diversificare le economie e creare nuovi posti di lavoro. Investire nel capitale umano, come sottolineato dallo studio, rappresenta una strategia cruciale per trasformare le sfide in opportunità.
Un modello per il futuro
Lo studio della Fondazione MAIRE - ETS non è solo un'analisi dei progressi compiuti, ma un invito a intensificare gli sforzi per garantire un futuro sostenibile. Anche in economie a base fossile, come quelle di Azerbaigian e Kazakhstan, la consapevolezza e la formazione possono trasformare ostacoli in vantaggi competitivi. Attraverso progetti di formazione mirati e investimenti nelle competenze, queste regioni possono posizionarsi strategicamente nel panorama emergente dell'economia sostenibile, contribuendo al contempo agli obiettivi climatici globali.
La seconda edizione di questa ricerca, arricchita dal focus su Azerbaigian e Kazakistan, sottolinea che la transizione energetica è una s"da globale, ma le sue soluzioni possono essere declinate localmente, con benefici per l'intera comunità internazionale.
"I risultati di questo studio su Azerbaigian e Kazakistan dimostrano che la transizione energetica è possibile in tutte le geografie con un approccio graduale, al quale contribuiscono tutte le soluzioni tecnologiche disponibili, tra cui anche il gas decarbonizzato – afferma Fabrizio Di Amato, Presidente della Fondazione MAIRE - ETS e del gruppo MAIRE. Spero che l'impegno della nostra Fondazione acceleri l'adozione di politiche pubbliche per implementare la formazione di competenze indispensabili a sostenere questo cambio di paradigma".
EVOLVEART, ARTE E SCIENZA DIALOGANO PER UN FUTURO SOSTENIBILE