In un numero di EVOLVE dedicato al “Make an impact”, pensiamo che lasciare un segno nel mondo contemporaneo richieda più che una semplice ambizione: ciò che serve è una trasformazione personale e collettiva. Ecco dunque – come d'abitudine per i lettori di EVOLVE – una breve selezione di alcuni testi che possono rappresentare una vera e propria guida in tal senso: “The 7 Habits of Highly Effective People” di Stephen R. Covey (il titolo in italiano è “Le 7 regole per avere successo”) e “Reinventare le Organizzazioni” di Frederic Laloux. A questi abbiamo aggiunto alcune pillole tratte da “Can't hurt me”, il caso editoriale del 2023, un saggio scritto da David Goggins, ex soldato delle Navy SEAL, le forze speciali della Marina statunitense. Leggendoli con attenzione e senso critico, scoprirete come l'efficacia personale e una nuova visione organizzativa possano di fatto coesistere e modellare il nostro futuro.

Covey: il cammino dell'efficacia personale

Eletto da Time come uno dei 25 americani più influenti, Stephen R. Covey (1932–2012) è stato un’autorità apprezzata in tutto il mondo in tema di leadership, un esperto di famiglia, un insegnante, un consulente, un leader d’azienda e un autore. I suoi libri hanno venduto oltre 40 milioni di copie, in più di 50 lingue in tutto il mondo. “Le 7 regole per avere successo” è stato definito uno dei libri di business più influente del XX Secolo. Dopo aver conseguito un MBA alla Harvard University e un dottorato alla Brigham Young University, ha cofondato ed è diventato vicepresidente di Franklin Covey, società di consulenza sulle tematiche relative alla leadership in tutto il mondo.

Pubblicato oltre tre decenni fa, “The 7 Habits of Highly Effective People” rimane una pietra miliare nella letteratura del self-help e della gestione personale. Covey identifica sette abitudini fondamentali che, se adottate, possono trasformare una persona da una semplice esistenza reattiva a una proattiva. Queste abitudini – Sii proattivo, Comincia pensando alla fine, Metti in ordine le priorità, Pensa in modalità win-win, Cerca prima di capire poi di farti capire, Crea sinergie, Affila la lama – non solo aumentano l'efficacia personale, ma creano anche le basi per relazioni interpersonali solide e autentiche. In un'epoca di incertezza, le abitudini di Covey offrono un ancoraggio, un modello replicabile: una guida verso la realizzazione personale e professionale.

Laloux e le organizzazioni “illuminate”

Il modo in cui gestiamo le aziende sembra ogni giorno più anacronistico. Dentro di noi sappiamo che si può fare molto di più e di meglio. Tutti desideriamo luoghi di lavoro che abbiano un'anima, rapporti più autentici, un senso di comunità più radicato e uno scopo significativo da perseguire.

Ex partner associato di McKinsey & Company, Frederic Laloux ha conseguito un MBA presso l'INSEAD e una laurea in coaching presso la Newfield Network a Boulder, in Colorado. Nel suo saggio “Reinventare le Organizzazioni”, pubblicato nel 2016, Laloux ci apre gli occhi su un futuro del lavoro che pone al centro le persone, liberando le loro risorse per il benessere del singolo, dell’organizzazione, dell’ambiente. Lo scrittore americano si concentra sul modo in cui trasformare un'organizzazione disillusa in un'organizzazione illuminata: la sua ricerca dimostra come nei secoli scorsi, ogni volta in cui è passata a un nuovo stadio di coscienza, l’umanità ha inventato nuovi modi per strutturare e gestire le organizzazioni. L’organizzazione illuminata, afferma Laloux, è collaborativa, decentralizzata e adattiva, con un approccio “rileva e rispondi” ai problemi, operando sulla fiducia piuttosto che sulla paura.

“Reinventare le Organizzazioni” descrive un ambiente lavorativo dove le gerarchie si appiattiscono e ogni membro contribuisce con autenticità e creatività. Secondo Laloux, le organizzazioni “Teal” (che significa “foglia di tè”) non solo rispondono alle esigenze del singolo, ma elevano l'intero collettivo, abbracciando una gestione che valorizza l'auto-organizzazione e il senso di scopo condiviso. Il Modello culturale di Laloux – che si ispira al modello di coscienza umana creato dal filosofo Ken Wilber – è un modello caratterizzato da cinque colori diversi: analizzando le diverse teorie dell’evoluzione, l’autore ha identificato 5 stadi evolutivi delle organizzazioni che ha abbinato a colori e metafore:

1. Organizzazioni rosse- impulsive, guidate dalla paura (branco di lupi)
2. Organizzazioni ambrate-conformiste, guidate dalle norme e dalle procedure (esercito)
3. Organizzazioni arancioni-risultati, guidate dai processi, dai progetti e dalla programmazione/controllo (macchine aziendali, big corporation)
4. Organizzazioni verdi-pluralistiche, guidate dalla cultura e dai valori (famiglia) 5. Organizzazioni teal-evolutive, il colore delle foglie del tè, guidate da costante percezione dei mutamenti dell’ambiente e da rapidi adattamenti (organismo).

Laloux suggerisce che un'organizzazione non sia mai uniformemente colorata, ma rappresenti piuttosto una tavolozza di diverse tonalità. Ogni fase di sviluppo ha il suo valore intrinseco, specificamente legato agli obiettivi che l'organizzazione intende perseguire. Avanzare o retrocedere tra le fasi è sempre possibile: delineare quindi una mappa evolutiva dettagliata può essere molto utile, poiché questo strumento aiuta a identificare precisamente le aree che necessitano di azioni specifiche per rafforzare la fase attuale o facilitare il passaggio alla successiva.

Unione di visioni per un futuro sostenibile

Le sintesi delle teorie di Covey e Laloux suggeriscono un approccio alla vita e al lavoro che è profondamente interconnesso. Laddove Covey ci insegna come essere leader di noi stessi con abitudini che potenziano la nostra efficacia, Laloux estende questi concetti al livello organizzativo, promuovendo una struttura che facilita l'innovazione e la responsabilità collettiva. L'era attuale richiede infatti una doppia trasformazione: interna, attraverso l'auto-miglioramento continuo, ed esterna, attraverso la reinvenzione delle nostre istituzioni.

Più che semplici manuali, questi testi sono considerati “manifesti per un futuro” nel quale ogni individuo e ogni organizzazione possono trascendere le proprie limitazioni attuali e realizzare un impatto duraturo. Una lettura essenziale per chiunque desideri navigare con successo le complessità del nostro tempo e lasciare un segno che vada oltre il personale. Per influenzare positivamente la collettività.

A miscelare il pensiero di questi due visionari, ci è sembrato interessante aggiungere alcuni estratti tratti dal bestseller “Niente può fermarti”, pubblicato nel 2023 da David Goggins, ex soldato delle Navy SEAL, le forze speciali della Marina statunitense. Goggins, oggi divenuto atleta e motivatore, parla della "regola del 40%" per sottolineare un concetto motivazionale molto potente che ha a che fare con i limiti mentali e fisici. Secondo questa regola, quando la tua mente ti dice che sei esaurito e non puoi continuare, in realtà hai utilizzato solo circa il 40% delle tue capacità effettive. Ciò implica che, anche se ti senti al limite, hai ancora il 60% delle tue risorse a disposizione per andare avanti.

L'idea dietro questa regola è incoraggiare le persone a superare i propri limiti autoimposti e a spingersi oltre ciò che pensano sia possibile. Goggins sostiene che imparando a superare il dolore e la fatica mentale, possiamo accedere a livelli di prestazione che prima sembravano irraggiungibili. Questo approccio è spesso utilizzato per aumentare la resistenza e la determinazione nelle situazioni difficili, sia nello sport che nella vita quotidiana.

La sua storia personale testimonia tutto questo. Partito da circostanze difficilissime, ha iniziato il suo straordinario percorso di rinascita quando ha capito che il vero nemico non è fuori, ma dentro di noi: David è arrivato a essere l’unico membro delle Forze armate ad aver completato l’addestramento della Marina, della Scuola dei Ranger e del controllo aereo tattico dell’Air Force. Quando pensiamo sia giunto il momento di lasciare un segno nel mondo contemporaneo, è probabile che la lettura di “Can't hurt me” non passerà inosservata rispetto alle nostre capacità di motivazione, personale e lavorativa.

Secondo Peter Drucker, economista e saggista austriaco, «il pericolo più grande nei momenti di turbolenza non è la turbolenza in sé, ma è affrontarla con le logiche del passato».